
LESIONI DA ARMA BIANCA
Lesioni da arma bianca Per arma bianca si intende qualsiasi strumento (eccetto le armi da sparo) la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona o sia comunque atto ad offendere e di cui la legge vieti il porto. Si tratta di una accezione molto ampia che comprensiva anche di mezzi non specificamente costruiti per offendere, come alcuni utensili domestici fili metallici, lamiere. Le armi bianche agiscono attraverso meccanismi, singoli o variamente associati, di pressione o strisciamento. Si producono pertanto lesioni dall’aspetto differente (da punta, da taglio, da punta e taglio) a seconda che lo strumento feritore agisca mediante una estremità acuminata, il filo di una superficie tagliente, o entrambi i meccanismi combinati tra loro, come si verifica nel caso nei coltelli appuntiti. Si parla di lesioni da fendente in caso di ferite da taglio prodotte da lame particolarmente pesanti, in grado di produrre, oltre alla recisione dei tessuti, anche effetti di tipo contusivo. Ferite da taglio Le lesioni da taglio sono soluzioni di continuo della cute e dei tessuti molli, prodotta da mezzi taglienti. Questi sono costituiti da strumenti provvisti di lama dotata di almeno un margine tagliente. Si distinguono taglienti tipici, ossia quelli naturalmente destinati a tale uso ( rasoi, bisturi, coltelli e lamette da barba) e taglienti atipici, che pur non essendo concepiti per l’azione tagliente, posseggono una analoga capacità lesiva ( frammenti di vetro, lamiere metalliche, schegge di coccio, fili metallici sottili e tesi ); tra i mezzi taglienti impropri vanno inoltre ricordati i coltelli dotati di margine seghettato, le seghe e le motoseghe. L’azione tagliente, che è la proprietà di questi strumenti di produrre una recisione netta e completa dei tessuti su di uno steso piano, si ottiene imprimendo allo strumento una duplice forza. Con la pressione, si fa affondare la lama nei tessuti e con lo scorrimento, si fa progredire il taglio lungo la direzione dell’affilatura.
TIPI DI LESIONI:
le lesioni causate dai mezzi taglienti sono di quattro tipi differenti: Abrasioni: consistono nell’asportazione dell’epidermide e degli strati superficiali del derma per l’azione tangenziale della lama come nell’atto di radersi. Si coprono di una sottile crosta ematica e guariscono sotto crosta in breve tempo senza lasciare cicatrici. Ferite lineari: sono prodotte da una lama che penetra e scorre nei tessuti con direzione perpendicolare al piano cutaneo, determinando una soluzione di continuo rettilinea o curvilinea. Quando la cute è sollevata in pieghe, il taglio appare seghettato, oppure presenta interruzioni; in luogo di una sola ferita si avranno piccole ferite separate tra loro da brevi tratti di cute integra. Ferite a lembo: sono formate da un lembo cutaneo, a sezione triangolare, per azione di un tagliente che agisce con direzione obliqua discontinuando i tessuti a becco di clarino. La lama, inclinata da un lato, penetra a varia profondità e il lembo formatosi assume spessore tanto maggiore quanto più obliqua e profonda è stata la penetrazione della lama stessa. Ferite mutilanti: sono dovute al distacco completo di parti molli sporgenti che vengono amputate dal tagliente, quali i padiglioni auricolari, le pinne nasali, le labbra, la lingua, le mammelle, il pene e lo scroto.
SEGNI CLINICI:
la ferita da taglio prodotta nel vivente si manifesta con i seguenti sintomi: l’emorragia da sezione netta e completa dei vasi; il dolore urente da irritazione dei filamenti nervosi sezionati; la retrazione dei margini per la tensione elastica dei tessuti; l’impotenza funzionale, dipendente dalle formazioni anatomiche colpite, mancate o poco evidente se vi è stata lesione dei singoli tegumenti (ferita semplice) più marcata invece quando sono interessati tendini,tronchi nervosi o muscoli (ferita complicata).
CARATTERI TIPICI:
Le ferite da taglio hanno aspetti comuni che ne permettono il riconoscimento e sono: l’estensione in superficie, la regolarità dei margini, gli angoli acuti e la presenza di “codette”. Le labbra della ferita combaciano perfettamente perché non vi è perdita di sostanza; mancano i ponti di tessuto tra i margini perché la dieresi è netta e completa; la divaricazione dei margini stessi è più o meno evidente secondo la disposizione delle fibre connettivali ed elastiche nelle diverse regioni interessate. La regolarità dei margini e il taglio più o meno netto dei tessuti dipendono dalla maggiore o minore affilatura della lama. Le codette sono prolungamenti superficiali del taglio, situati agli angoli della ferita, dove la lama penetra o esce. Se la superficie cutanea colpita è piana, si possono formare due codette, quella di uscita, che è lunga e sottile,mentre quella di entrata è breve e tozza perché il tagliente entra premendo ed esce scorrendo. Se la superficie è incurvata, come il collo o un braccio, le codette mancano oppure sono invertite, cioè quella di entrata è lunga e quella di uscita manca o è breve. Esse permettono di riconoscere la direzionalità del taglio e la natura della ferita.
DIAGNOSI MEDICO-LEGALE:
Le ferite da taglio possono essere dovute ad omicidio, suicidio, infortunio sul lavoro, oppure accidentali o chirurgiche. Alcune di queste meritano una speciale menzione per il loro significato medico legale. • Le ferite da difesa sono indicative di omicidio e si producono nella vittima durante i tentativi di resistenza all’aggressione. In questo caso le ferite da taglio sono situate nel palmo delle mani, dovute all’afferramento della lama per cercare di strappare l’arma all’aggressore e sono in genere ferite a lembo, piuttosto profonde. Sul dorso delle mani e sugli avambracci è possibile rilevare ferite da difesa passiva dovute al tentativo della vittima di proteggere le sue parti vitali. Le ferite da schivamento si formano invece sul dorso e sulle spalle e sono dovute al tentativo della vittima di deviare i colpi. • Le ferite da svenamento sono indicative del suicidio e si rilevano in zone autoaggredibili quali i polsi, i piedi ed i gomiti. Sono spesso multiple, ravvicinate e talvolta di profondità differente. • Le ferite da scannamento o sgozzamento si osservano nella regione cervicale e sono inferte mediante rasoi, lame di coltello e cesoie. Esse risultano rapidamente mortali quando si verifica la sezione della carotide. Lo scannamento si osserva sia come eventualità omicidiaria che suicidiaria; nel primo caso si avranno ferite al collo, in distretti corporei difficilmente autoaggredibili e di difesa. • Le ferite da sventramento sono prodotte dal filo di un rasoio o di una lama ricurva (sciabola); altre tipiche ferite da taglio hanno carattere rituale come la circoncisione o l’infibulazione. Ferite da punta e taglio Le ferite da punta e taglio sono soluzioni di continuo della cute e dei tessuti sottostanti prodotte da strumenti provvisti di azione pungente e tagliente. Strumenti tipici da punta e taglio sono i coltelli, i pugnali e le spade; mezzi atipici sono le schegge di vetro e le lamine metalliche appuntite; strumenti da punta e taglio impropri sono i trincetti da calzolaio, gli scalpelli e le forbici. Il meccanismo lesivo si attua attraverso la contemporanea azione penetrante della punta e recedente del filo tagliente. Le caratteristiche morfologiche principali sono rappresentate da margini netti e regolari e dalla prevalenza della profondità rispetto alla lunghezza. Raramente la lama è bitagliente ( ossia dotata di due margini taglienti), in questo caso gli angoli della ferita sono entrambi acuti; se invece la lama è monotagliente, l’angolo che corrisponde allo spigolo affilato è acuto, mentre quello che corrisponde al dorso della lama è smusso; le estremità possono essere entrambe smusse quando il tagliente è poco affilato. Le codette sono presenti quando la lama viene infissa ed estratta con direzione inclinata, in modo che essa continui a scorrere sulla cute. Talora invece della codetta si osserva un’incisura di uscita, situata lateralmente a quello degli angoli che corrisponde al margine tagliente, prodotta dal movimento di rotazione della mano con cui viene estratto il coltello che in questo modo determina la piccola incisione supplementare. Le ferite da trincetto di calzolaio hanno forma ovale allungata e presentano gli angoli arrotondati talora provvisti di un orsetto escoriato, poiché la lama è affilata solo nella parte triangolare iniziale, mentre nella restante impugnatura ha gli spigoli smussi. Le ferite da forbice hanno forma a losanga se le sue branche sono chiuse; quando ambedue le branche vengono introdotte aperte e divaricate hanno invece forma triangolare e sono disposte a coppia simmetrica. Il tramite della ferita è di norma rettilineo, a forma di fessura, con pareti nette e regolari, disposte su uno stesso piano . Il tramite corrisponde all’asse maggiore della lama; si hanno tramiti continui oppure interrotti , perpendicolari o obliqui, secondo la direzione seguita dalla lama nell’attraversare il colpo. La lunghezza del tramite corrisponde al grado di penetrazione in profondità della lama, che è notevole nelle ferite all’addome. La ferita di uscita è di forma ovale ed in genere di dimensioni minori rispetto a quella di ingresso e priva di codette. Il danno prodotto dalle ferite da punta e taglio è spesso molto grave, data la loro peculiarità di penetrazione dentro il corpo ledendo organi vitali.
DIAGNOSI MEDICO-LEGALE:
I ferimenti per cause accidentali sono frequenti, dato l’uso diffusissimo del coltello. Il suicidio viene attuato prendendo di mira la regione precordiale o quella epigastrica, dove, come per le ferite da punta, i colpi sono inferti previo denudamento della parte, costituendo ciò un elemento differenziale con l’omicidio. Il coltello è l’arma adoperata per l’omicidio perché è a portata di mano ed ha il vantaggio di essere silenziosa rispetto all’arma da fuoco. Il movente è spesso passionale; le ferite talora sono numerose nel corpo della vittima, inferte all’impazzata in qualunque sede oppure sono concentrate nella regione presa di mira. La diagnosi differenziale tra l’omicidio ed il suicidio si fonda cioè sulla sede ed il numero delle ferite. Occorre precisare che il numero delle ferite da punta e da taglio non è di per sé dimostrativo poiché si osservano sia suicidi sia omicidi con un gran numero di colpi. La sede risulta invece caratteristica perché il suicida tende a colpire ed a circoscrivere i colpi alla regione cardiaca, al collo e all’addome. Nell’omicidio invece i colpi hanno distribuzione disordinata perché vanno a cadere laddove l’aggressore riesce a colpire nella concitazione degli eventi. Nell’omicidio sono frequenti ferite, dette da difesa, agli arti superiori protesi dalla vittima nel tentativo di difendersi. Le ferite da difesa sono di tre tipi:
• Le ferite da difesa attiva, situate nel palmo delle mani, sono dovute all’afferramento della lama da parte della vittima nel tentativo di strappare l’arma all’aggressore; di solito hanno la forma a lembo e sono profonde talora fino al piano osseo.
• Le ferite da difesa passiva sono situate nel dorso della mano, sugli avambracci e sui bracci, coi quali la vittima si è fatta scudo per ripararsi dai colpi; sono prodotte anche da strumenti da punta e taglio.
• Le ferite da schivamento si formano sulle spalle o al dorso dove i movimenti di difesa della vittima hanno deviato i colpi. Lesioni da fendente Le ferite da fendente sono prodotte da strumenti taglienti dotati di una lama pesante agenti mediante un meccanismo combinato di tipo recidente e contundente. I fendenti “da fendere”= spaccare trasversalmente sono costituiti da una grossa lama robusta, provvista di uno spigolo affilato come le scuri, le mannaie, le sciabole, le roncole, le accette, le spade e i grossi coltelli. L’azione fendente si esercita in un duplice modo, cioè col meccanismo tagliente dello spigolo affilato e con quello contundente della massa d’urto dello strumento, azionato dalla forza del braccio. Morfologicamente le lesioni da fendente sono rappresentate da ferite lineari, a lembo o mutilanti. In ogni caso esse hanno una particolare gravità e si riconoscono per determinati caratteri, quali margini meno netti di quelli delle ferite da taglio, accompagnati da segni di forte contusione; angoli acuti ma quasi sempre privi di codette; estensione e profondità notevoli, ed infine assenza di ponti di tessuto tra i margini della ferita. Variazioni notevoli si notano secondo il grado di affilatura e di pesantezza del fendente e la forza viva impressa dal braccio. Solitamente le lesioni da fendente interessano i tessuti molli sottocutanei quali muscoli e tendini, ma possono osservarsi anche lesioni di visceri e di ossa. Nel caso in cui le lesioni interessano gli arti, esse hanno l’aspetto di ferite mutilanti, con possibile amputazione di dita, mani, orecchie e naso. Problemi diagnostici: le lesioni da fendente si hanno nell’omicidio, nel suicidio, negli infortuni sul lavoro, nelle disgrazie accidentali e nell’autolesionismo. Nell’omicidio è preso di mira il capo ed il collo; in alcune forme omicidiarie i fendenti vengono anche utilizzati per deprezzare il cadavere, al fine di renderlo più occultabile o trasportabile. Le forme suicidiarie sono rare e messe in atto da alienati mediante colpi autoinferti alla testa. Gli infortuni sono frequenti in alcuni mestieri come carpentieri e spaccalegna, nel cui caso vengono colpiti gli arti. I fendenti sono utilizzati infine nell’autolesionismo per amputare le dita delle mani.


